martedì 27 giugno 2017

Trucco apotropàico



Ogni tentativo razionale di arrivare a certezze su Dio in me puntualmente fallisce, mentre aumenta la consapevolezza della Sua necessità. Mi dovrò accontentare di non pensare, aggrappandomi alla prova dell’esistenza di Dio che nasce in me spontaneamente, quando senza sforzo ho voglia di pregare. Come se la preghiera (quindi l’ammissione di una Presenza amichevole) partisse in automatico, riflesso in conseguenza di un evento molto bello (che supera l’umana abilità) o molto brutto (che trascende l’umana cattiveria o potenzialità malefica). E, in quell’attimo, non devo pensare che lo faccio perché è un’abitudine, un tic, uno stratagemma contro la paura, un trucco apotropàico (direbbe il mio amico Leo) contro la maledizione….la qual cosa mi farebbe perdere ogni tensione verso un possibile Dio. No, non devo pensarci, devo limitarmi a pregare, ad affidarmi a Qualcuno che sento necessario.
E’ inutile che legga libri, che mi informi, che ripeta altre volte i soliti  ragionamenti, che mi portano regolarmente a sbattere contro il solito muro invalicabile. E’ ormai tempo perso, a 61 anni. Non nego la speranza di un miracolo chiarificatore, ma perché mai dovrei meritarmi un tale aiuto?

Mi devo accontentare di questo Dio dentro di me, amico immaginario.   

Nessun commento:

Posta un commento