venerdì 11 marzo 2016

La mia scrittura - 60



La mia conoscenza di don Umberto Zerbi parte da lontano. Lo incontrai la prima volta a Biumo Inferiore negli anni Sessanta, con un ruolo né di parroco né di coadiutore. Lo incontrai di nuovo negli anni Ottanta e Novanta, quando mi trasferii a Sant’Ambrogio Olona e lui, di quella parrocchia, era parroco. I nostri primi approcci non furono favorevoli. Quando era a Biumo, io chierichetto, durante una Messa alla Madonnina mi diede uno schiaffo in pubblico, perché avevo rovesciato non ricordo se l’acqua o il vino. A metà anni Ottanta, quando volevo cambiare il mondo e rinnovare la Chiesa, mi diedi molto da fare a Sant’Ambrogio per animare la parrocchia, far nascere il Consiglio parrocchiale eccetera. Don Umberto, con qualche acciacco benché non anziano, amante del riposino post prandiale, non vedeva di buon occhio questo giovane parrocchiano troppo attivo. Un giorno mi disse: “Caro Zanzi, quando vedo te vedo il lavoro.” Conoscendolo meglio, nel corso degli anni, ebbi modo di scoprire anche gli aspetti positivi, che abitano in ciascuna persona, insieme ai difetti. Ad esempio era un sacerdote attento alle nuove tecnologie, amante della fotografia, consapevole della necessità, per la Chiesa, di far buon uso dei mass-media. Per questo favorì la nascita della rivista Sul Sagrato, della quale ho già parlato. Diventammo amici e quando si trattò di celebrare i suoi cinquant’anni di Messa, che cadevano proprio nell’anno Duemila, mi propose di scrivere un libro sul suo cammino di prete e di uomo. Accettai. Nacque così ‘1950-2000: due giubilei, un solo Signore'.
A onor del vero non lavorai gratis, mi pagò e nemmeno poco…diciamo giustamente. In fondo avevo un minimo di credibilità come scrittore. Ma ancora una volta questi lavori mi distraevano dalla narrativa, che in quel periodo si limitava ai racconti.   


60-continua

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