martedì 15 marzo 2016

La mia scrittura - 63



Il 2001 è anche l’anno che mi permette in un certo senso di sdebitarmi nei confronti dello scrittore Gino Montesanto, che tanto si era dato da fare per incoraggiare la mia scrittura. Al quotidiano La Prealpina riesco ad avere sempre più spazio, scrivo di tutto un po’, in aggiunta alla rubrica Pensieri & Parole: cronaca varesina, cultura, sport. In occasione dell’uscita dell’ultimo romanzo di Montesanto, ‘Sottovento’, riesco ad avere lo spazio per un’intervista. Gino è a Varese, ci incontriamo, parliamo a tutto campo, esce il pezzo nella pagina della Cultura e Spettacoli. Sono contento perché davvero Montesanto meritava queste mie attenzioni: nessuno fra gli addetti ai lavori ‘narrativi’ ha mai creduto con così viva convinzione nelle mie potenzialità. E lo stesso Gino è felice di quell’incontro.  Così scrive in un biglietto, in data 24 gennaio 2001:
Ti sono grato, caro Carlo, per quanto sei stato gentile nei miei confronti –e nei confronti dei miei amici- il giorno che abbiamo fatto irruzione in casa tua. Bell’incontro! E grazie poi per lo spazio che mi hai dedicato su ‘La Prealpina’: per le domande, le risposte, i commenti, per tutto. Ma una cosa vorrei raccomandarti: se le hai ancora quelle mie due tre lettere che ti inviai in momenti diversi, rileggile con attenzione. Ci sono spunti perché tu ti prenda un po’ più sul serio: come narratore, voglio dire. Altrimenti, le mie sono state parole al vento. La stoffa ce l’hai, ma devi pettinarla meglio. Tutto qui. Meno devozionismo e più moti del cuore, decisioni dell’intelletto. Credo di non sbagliarmi. Un caro saluto a te, a tua moglie, alle tue figlie, grazie ancora e a rivederci chi sa quando.
                                                                       Gino

Rispetto alla parte finale del biglietto, senz’altro ho dato a retta a Gino: il devozionismo non esiste più nella mia narrativa, abbondano soprattutto i moti del cuore. Purtroppo questo è uno degli ultimi, o forse l’ultimo contatto scritto con l’amico Montesanto. Ci siamo persi di vista negli anni seguenti, e neppure ho saputo della sua morte, avvenuta a Roma il 5 luglio del 2009. Proprio in occasione di questa breve storia della mia scrittura ho riletto quelle due, tre lettere di Gino, non credo di aver seguito alla lettera i suoi consigli ma senz’altro le sue parole sono state importanti per me, e mai riuscirò a sdebitarmi.

 63-continua

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