Dopo
tanta ginnastica artistica, torno al calcio e al basket, lasciati più o meno al 1970.
Quando entravo in oratorio, dopo un rapido saluto a don Angelo e ai presenti,
mi indirizzavo senza tema di smentite e con rapidità verso i campi: quello,
superiore, di calcio, e quello, inferiore, di basket. E via a giocare.
Indimenticabili le partite giovani contro vecchi a calcio, regolarmente
funestate dagli acquazzoni primaverili o estivi. All’inizio giocavo nei
giovani, poi nei vecchi, prima fra gli scapoli e poi fra gli ammogliati. Fra i
tanti ricordi, uno già citato: amavo così tanto giocare che una domenica giocai
lo stesso, anche se avevo le scarpe della festa, di cuoio. E segnai un superbo
gol su punizione, con palla tagliata, a rientrare sulla sinistra. Negli anni
Novanta le partite di calcio si sono poi trasferite nel piccolo campo degli
Alberti, in erba: un lusso. Su quel campo di terra ho trascorso ore ed ore nel
divertimento; una volta, quando ero piccolo e giocavo in porta, mi tuffai
contro un ginocchio avversario, vidi tutto nero, mi portarono di peso sotto l’acqua
della fontanella, mi ripresi, ma che spavento! Per ciò che riguarda il basket,
il fondo non era certo quello, moderno, che vedete nella foto. Era un fondo di
mattonelle grigie, una carta vetrata insidiosa: il rischio abrasione era una
certezza, in caso di caduta. Bimbumbam, le squadre e via. Anche qui tornei
estivi, partite, ma il ricordo va agli inizi, quando in oratorio venivano
ancora Mario Pontiggia, Cocquio, Ciglia, Catella detto Càtulus….Immancabilmente,
allora, le partite a basket duravano ben poco, se in campo giocavano Pontiggia
e mio fratello Guido. Perché? Litigiosi oltre ogni dire, dopo pochi minuti i
due erano quasi alle mani e la partita in genere finiva. Per stare all’oratorio,
ricordo anche i tornei estivi di pallavolo e le partite a tennis tavolo
(biliardo, boccette, carte, scacchi e dama naturalmente non li considero sport).
27-continua
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