Non
dovendo più andare a lavorare ad Arcisate ma sotto casa, alla Vidoletti, a partire
dal settembre 1984, la bici da corsa venne messa in cantina e lì fece flanella.
Ma nel 1995 qualcosa cambiò. L’esaltazione per la scrittura andava placandosi,
le bimbe crescevano e acquistavano autonomia, lasciandomi più tempo libero.
Notai, facendo le partitelle a calcio con gli amici, un evidente calo nelle
capacità aerobiche. Ero un po’ scoppiato, insomma. Inoltre stavo diventando
pigro e mi assopivo facilmente. La cosa non mi piaceva affatto. Un pomeriggio
misi la tuta e via, a correre. Da quel giorno del 1995 non mi sono più fermato.
Riportai alla luce la vecchia Olympia, compagna di tante avventure, la rimisi
in sesto e fissai subito un obiettivo: poiché
le vacanze estive in montagne di quell’anno si sarebbe svolte a Ponte di Legno,
località che avevo conosciuto a militare e nei miei giri in bici, una era la
meta, il Passo Gavia (foto). Che in verità affrontai con poco allenamento, non più di
qualche salita dalle mie parti: Sacro Monte, Mondonico, Alpe Tedesco,
Ardena-Marzio, Campo dei Fiori. Ogni tanto qualche corsetta con mio fratello
Paolo. Inoltre acquistai a poco prezzo, all’Iper, la mia prima mountain-bike,
insieme ad analoghe bici per le mie bambine. E partii per Ponte di Legno con
due bici al seguito, intenzionato a scalare il mitico Passo Gavia, che avevo
raggiunto a piedi, nella neve, durante il campo estivo con gli alpini.
48-continua
Nessun commento:
Posta un commento