E
ora non possiamo non tornare alla bicicletta, mai abbandonata. Sino all’acquisto
della mia prima bici da corsa, credo di non essere mai salito al Sacro Monte e
tanto meno al Campo dei Fiori, ma ricordo lunghi giri con la vecchia Gloria di
mio padre, da solo e qualche volta con amici. Ho in mente qualche episodio.
Giugno 1970: lo ricordo bene, perché legato ad un triste evento. Quel giorno fu
organizzato un lungo giro, tanti amici Shalom in bici, persino don Angelo in motorino:
Varese-Luino-Laveno-Sesto Calende-Varese. Ricordo che quando arrivammo a Biumo
suonava la sirena di un’ambulanza: andava a prendere la nostra amica Silvana,
morta prematuramente. Ricordo un altro giro, sempre in quel periodo: io che
succhio in salita la ruota di Gianpaolo Cracco, entrambi su pesanti bici senza
cambi, sudati lungo le rampe della salita della Grantola. E poi ricordo il 2
giugno del 1974. Il Giro d’Italia arrivava sul Monte Generoso. Potevo ammirare
finalmente, dal vivo, il mio amato Eddy Merckx. Io con altri amici (Enrico
Giannelli, Emilio Amatulli, Gianni Argese) andammo in bici sino a Mendrisio,
poi a piedi sino all’arrivo. Un sole poderoso, tanta gente. Vittoria di Fuente,
per distacco (Fuente è già morto, purtroppo), che vinse quell’anno la maglia
verde di miglior scalatore del Giro. Merckx fu battuto anche da Gimondi, Baronchelli
era vicino al grande campione belga, che saliva appesantito. Pedalava fra i
primi anche un giovanissimo Francesco Moser. Dopo il passaggio dei migliori,
corremmo oltre il traguardo e vidi le scene dei corridori, stravolti, che
lanciavano costosissime biciclette a terra, imploravano da bere, volevano
essere lasciati in pace, trattavano male tutti i tifosi che si avvicinavano. Il
mio amico Enrico cercò di rubare una borraccia ad un corridore non italiano, e
per poco non venne menato. Merckx, ormai sul viale del tramonto, vinse quel Giro
con soli 12” di vantaggio su Baronchelli. E finalmente, agli inizi del 1977,
comprai la mia prima bici da corsa, una Olympia arancio-oro, pagata 178.000
lire da Regazzoni, in via Piave. E da quel momento nessuno mi fermò più.
28-continua
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