Tornato
dalla settimana bianca a Gaver, in quell’inverno del 1977 cercai di continuare
ad allenarmi in ginnastica, ma non riuscivo ad entrare in forma, tendevo ad
ingrassare e soprattutto cominciai ad aver paura ad affrontare gli esercizi
acrobatici. Capitò un paio di volte che mi bloccassi già in fase di volo, con
conseguenze fortunatamente non gravi. Ma era un segnale chiaro: stop con la
ginnastica da atleta e inizio con la ginnastica da allenatore. In quel periodo
e per qualche anno, finiti gli allenamenti con i ragazzi, mettevo le scarpe da
running e andavo a correre: prendevo via dei Boderi, in discesa sino a Capolago
e poi ritorno in salita. Inoltre andavo spesso a scuola a Venegono in bici. Purtroppo,
dopo la vacanza in Val Gardena nell’agosto 1977 (e anche lì, corsa all’alba e
poi lunghe passeggiate), a settembre andai in crisi. Una fastidiosa e mai precisamente
diagnosticata infezione mi portò all’ospedale e ad un lungo periodo di
inattività. Ricordo quell’inverno 1977/1978 come fra i più duri della mia vita:
lo studio all’Isef era pesante, l’umore pessimo. Per fortuna con la primavera
la salute migliorò e tornai in sella e a correre: tornava la vita. Oltre all’Isef,
insegnavo 8 ore all’Ipsia di Saronno, con ragazzi poco più giovani di me: un’esperienza
assai tosta. In compenso il 3 giugno, in occasione della Festa per i Cento anni
della Società Varesina di Ginnastica e Scherma, venni scelto come
portabandiera. Camminavo impettito ed emozionato al Palazzetto dello Sport
(foto). E intanto già progettavo un altro giro in bicicletta. Non da solo.
34-continua
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