Alla
una di notte del 21 luglio 1977 mi svegliai con un forte mal d’orecchie. Otite,
presa certamente nella pioggia e nel freddo di molte ore di pedalata in Valtellina.
Cercai di resistere ma il dolore era insopportabile e fui costretto a svegliare
il mio amico Ermanno e sua nonna, che non avevano medicine. E allora la cara
vecchina usò olio caldo (a me pareva molto caldo), la notte passò in bianco ma
alle prime luci dell’alba il dolore si era attenuato. Però non ci sentivo. Si
trattava di decidere: portare avanti il mio programma o tornare indietro? Alle
6 la decisione: si parte. Alle 6.30 partenza da Le Prese per Bormio, in
condizioni fisiche pessime. Alle 7.15 partivo da Bormio per lo Stelvio, che
raggiungevo alle 9.40. Nevicava. Per fortuna il mio amico mi aveva dato un
cappello di lana, perché non avevo casco, cappello, guanti, avevo solo una giacchetta
impermeabile leggera (vedi foto, scattata alla partenza dallo Stelvio). Lungo
la discesa interminabile verso Prato allo Stelvio e la Val Venosta le mani si
ghiacciarono, non riuscivo a frenare, cominciai a scaldarmi un po’ verso le 13.30,
quando arrivai a Merano. Per fortuna era uscito un pallido sole. Un panino a
Merano e via in sella, alle 15.15 ero a Bolzano, alle 17 iniziavo la salita da
Ponte Gardena, verso la mia amata Val Gardena. Una salita che ricordo come
durissima, perché avevo già pedalato per 150 km, faceva un gran caldo, avevo
finito l’acqua e non intendevo mettere il piede a terra: la salita andava fatta
senza pause. Arrivai ad Ortisei e immersi la testa nell’acqua della fontana
della piazza principale. Arrivai infine a Santa Cristina, all’Hotel Wolkenstein,
alle 19, dopo 180 km. Ero stanchino.
30-continua
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