sabato 23 aprile 2016

Il mio sport - 40



Arrivai alla caserma ‘Sigfrido Wakernell’ di Malles Venosta (foto) pochi giorni dopo il famoso discorso di insediamento di Giovanni Paolo Secondo, quello del “Se sbaglio, mi corrigirete…”, ottobre 1978. Naturalmente c’era vento e pioveva. Ricordo la prima notte in quella tetra camerata: fui svegliato perché rientrava un gruppo di nonni, dopo aver terminato la settimana di guardia alla polveriera di Mattarello, sopra Trento. Lamenti, bestemmie, filastrocche alpine nelle varie parlate: bergamasco, bresciano, valtellinese, qualche sudtirolese. Mi fasciai nelle lenzuola, sperando non gli venisse in mente di farci fare il saluto al nonno, il cucù e, men che meno, la comunione dell’alpino. L’esordio e il primo periodo furono piuttosto impegnativi, il barbiere (che chiamavamo Kocìs) ci rapò quasi a zero, cominciavano a diffondersi le descrizioni dei campi, delle scuole tiro, della cattiveria dei nonni e della connivenza dei superiori, in primis del capitano Angelogiulio Di Pietro. Non allungo il brodo, perché qui si parla di sport, ma potrei dilungarmi per ore. Cercai in ogni modo di darmi da fare, per uscire da quella situazione disagevole. Seppi del corso sci e mi piombai a rapporto dal capitano. Millantando le mie abilità sugli sci (in realtà avevo partecipato solo alla settimana bianca dell’Isef), insistendo sul fatto che ero un diplomato Isef, quindi in un certo senso quella partecipazione mi spettava di diritto, faceva parte delle mie competenze, intenerii Di Pietro e fui inserito nella ristretta lista dei partenti, mi pare una decina. E fu la salvezza…momentanea!

40-continua 

Nessun commento:

Posta un commento