Negli ultimi giorni ho preso parte a due matrimoni. Dedico questo racconto breve a tutti gli sposi.
La
rosa
di carlozanzi
Una
rosa rossa dal lungo ramo spinoso disegna nel bosco traiettorie circolari.
Trema nelle mani di una giovane donna, che cammina timorosa sul sentiero. Con
una mano tiene la rosa, con l’altra si tocca i capelli, spettinati dall’ansia.
Si ferma, la rosa si ferma. Aggiusta le ciocche, forcine e due fiori bianchi
che non trovano pace. Riprende il cammino sopra sandali colore dei tronchi che
seguono, immobili, il lento procedere verso la meta. Non trova pace la rosa
perché non trova casa quel cuore di donna, che verso la casa si sta dirigendo.
Guarda
la rosa, la trova perfetta, vorrebbe essere come quel frammento di natura,
nessuna incertezza, impettita sopra quel ramo, regina dei fiori. Il suo corpo
danza, fasciato nell’abito lungo, che sfiora il terreno di sassi, di rami, di
foglie e delle prime castagne. Vorrebbe essere già su quel prato ma teme che la
folla di sguardi la faranno soffrire, un vento cattivo e non una dolce carezza.
Solo il pensiero di lui e il profumo di rosa la convincono che quel bosco va
attraversato dal principio alla fine, sino all’ampia radura.
Il
sentiero ora pende verso l’alto, il suo petto si gonfia di speranza e si
sgonfia d’affanno, respira e si rianima perché il buio s’accende di sole, i
tronchi si fanno sottili, gli alberi si sfoltiscono, s’apre all’orizzonte la
porta di luce. La giovane donna cammina più svelta, entra nel prato e ripete:
‘Non lo vedo, dov’è?’
Quando
le due vite si incontrano, è la rosa che le congiunge. Ma lui, riconoscente,
con l’emozione negli occhi, non può fare attenzione alle spine. Si punge. Cade
a terra la rosa e lei, subito, gli prende la mano, la volta col palmo nel
cielo, la goccia di sangue diventa una striscia che scorre lungo il dito
dell’uomo. Lei bacia quel sangue, ne gusta il sapore. Dice: “Scusa” come fosse
sua la colpa di quella ferita. Lui la osserva, trova la bocca sporca di sangue
e la bacia, perché quel sangue sia condiviso.
Gli
invitati applaudono a quel segno d’amore che è giunto in anticipo. E lì, dove
tutto è sorpresa e niente è già scritto, il tempo rallenta perché nulla si
sciupi.
La
donna, ora sicura di sé perché sicura con lui, raccoglie da terra la rosa,
volutamente si punge sul dito, esce la goccia, la porge al suo amato.
Ride
l’uomo e commenta: “L’hai fatto apposta.”
“Non
volevo negarti questo rosso piacere.”
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