martedì 24 maggio 2016

Il mio Dio - 4



Fra la prima e la seconda elementare, in quell’estate-autunno, cioè nel 1963, a sette anni, in me si è verificata una piccola-grande rivoluzione. Non so ancora se giudicarla positiva o negativa, certamente in quel cambiamento ho lasciato una parte di spontaneità, di ‘immediatezza istintiva’, e ho indossato i panni del bravo bambino. Le continue sgridate e anche le botte (diciamolo), ricevute dai miei genitori, hanno logorato assai presto la mia resistenza alla ‘bontà’, sicché cedetti e mi imposi che sarei stato obbediente, studioso, servizievole…E naturalmente Dio, la religione, la Chiesa venivano a rafforzare, a convalidare le raccomandazioni, i desideri di mio padre e di mia madre. La religione divenne un nuovo, potente spunto per essere buoni. Fu in quel periodo che scelsi di fare il chierichetto (purtroppo non ho nessuna foto con veste e cotta bianca). Di quel mio servizio alla Chiesa cattolica ricordo soprattutto la sberla ricevuta da don Umberto Zerbi durante una Messa alla Madonnina (avevo fatto cadere non so se l’acqua o il vino) e le sere invernali, passate ad accompagnare il sacerdote nella benedizione delle case. Sere che terminavano spesso (lato positivo del credere in Dio), grazie alle mance ricevute, con un lussuoso cono di panna montata e cannella (costo Lire 50), acquistato nel piccolo negozietto Brenna, a Biumo Inferiore. E fu in quel periodo che mia mamma, notando il mio cambiamento e il mio viso alla Domenico Savio,  si mise in mente che in fondo un figlio sacerdote sarebbe stata una grazia per tutti. E un degno futuro per me. Ipotesi che –ringraziando Dio- non ho mai preso seriamente in considerazione. Nella foto sono in seconda elementare, già ‘rinnovato’.

4-continua

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