venerdì 13 maggio 2016

Il mio sport - 79



L’esordio fu felice. Dopo qualche minuto, necessario a riscaldarmi e ad allineare il respiro con il movimento di gambe e braccia, mi rincuorai e nuotai bene. Molti mi superavano a destra e a sinistra, ma lasciavo fare. Sapevo che qualcuno sarebbe andato anche più adagio di me, e poi l’obiettivo non era il tempo ma l’approdo sulla sponda lombarda del lago Maggiore. Non faceva freddo, la muta teneva, il respiro era controllato. Dopo una ventina di muniti cominciai a notare che non vedevo più nuotatori, né davanti né di fianco, dietro non potevo sapere. Guardavo l’eremo, che mi pareva sempre allo stesso punto, sempre delle medesime dimensioni…un puntino. Poi cominciarono ad appannarsi gli occhialini, evento mai augurabile. Persi i riferimenti. In quel caso sarebbe stato necessario fermarsi, pulire gli occhiali, guardarsi intorno e  riprendere la via. Ma non era capace di farlo. Così continuai ma l’appannamento aumentava. Non vedevo nessuno, mi giudicavo solo in mezzo al lago. E il panico salì, l’ansia si impadronì della mia tranquillità, mi fermai, alzai il braccio e chiesi l’intervento di una barca di salvataggio. Arrivò subito un piccolo motoscafo, che mi issò a bordo. Sgocciolante, guardai l’orologio: avevo nuotato per 40’. Mi guardai intorno: ero più o meno  a metà lago, quindi allineato con i tempi previsti. Molti nuotatori erano davanti a me, chi in linea con l’eremo, chi diretto verso sud e chi verso nord. Dietro a me vi erano altri concorrenti e molte barche… non ero certo il solo nuotatore nel lago. Ma il panico mi aveva allontanato dalla realtà. A quel punto sarei anche tornato in acqua, ma non lo feci e raggiunsi la riva in barca.

Fu un duro colpo, una delusione cocente, un’amara sconfitta.  

79-continua

Nessun commento:

Posta un commento