Smaltito
l’acido lattico generato dalla maratona di Piacenza, arrivò l’adrenalina di un nuovo tentativo
sui 42 km: a questo punto volevo abbattere il muro delle tre ore e trenta
primi. Perché è così: la prima maratona si fa per arrivare, la seconda per
migliorare. Così scelsi la meta. Volevo una maratona verso la fine dell’anno,
possibilmente vicino a Varese, e la scelta andò per la storica maratona di
Cesano Boscone, a Milano. E via con la preparazione. Alternai come sempre bici
e corsa. In bici salivo soprattutto al Campo dei Fiori, anche due volte di
fila, con un crono che oggi mi lusingherebbe. Salii anche al Mottarone, altre
salite della zona, in estate a Pineto degli Abruzzi mi allenai sullo strappo di
Mutignano. Il 21 agosto salii per la prima (e unica, sino ad ora) volta sul
Passo del Gran San Bernardo (vedi foto), 14,4 Km di ascesa in 73’40”. Feci
anche la colma di Sormano, con il caratteristico muro, che si scalava nei
vecchi Giri di Lombardia. Per la corsa, ero spesso sulla pista del ‘Franco
Ossola’ a provare ripetute sui 1000, feci un lungo di 30 km in 150’. Per
fortuna non mi capitarono incidenti, e la preparazione andò via liscia. Si
trattava di impostare il crono sui 5’ al mille, 12 km all’ora, per chiedere la
maratona nelle 3 ore e 30’. E il 17 ottobre 1999, data di Cesano Boscone, si
avvicinava.
60-continua
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