E
il 17 ottobre 1999 arrivò: cielo coperto e freddino. Alle 5.30 ero già in piedi,
piuttosto fiacco e timoroso. Alle 7 partivo per Cesano Boscone con mio papà Mario
che, come per Piacenza, decise di seguirmi in bici. Si unì anche mio fratello Marco,
che proprio in quel periodo si stava appassionando pure lui alla corsa. Partii
per la 19^ Gold Marathon di Cesano Boscone alle 9.45, con il n° 1850 di
pettorale. Ero fiducioso e tranquillo. Come per Piacenza, i primi chilometri
dovetti controllarmi per tenere i 5’ al mille, perché andavo agilmente più
veloce senza accorgermene. Alla mezza maratona (Km 21) ero in tabella: un’ora,
44’, 13”. Giro di boa e ritorno verso il traguardo per lo stesso percorso dell’andata.
Ecco in foto il passaggio al 25° Km, ancora agile. Poi il passaggio al 35°,
quando la fatica già ti avvolge come uno scomodo manto. E venne la parte
terminale, davvero dura perché ero bagnato e avevo freddo; inoltre mi stavo
accorgendo che rischiavo di andare oltre le tre ore e trenta per pochi secondi.
Quindi, anziché vivere l’ultimo chilometro come una marcia trionfale, fui
costretto ad accelerare e lo ricordo come un incubo. Pur sapendo che avrei
comunque superato alla grande il mio precedente tempo, volevo assolutamente
scendere sotto le tre ore e trenta, preso dal trip incontrollato del
maratoneta, che ha sempre qualche muro da abbattere. Come si nota dalla foto,
chiusi in 3 ore, 29’ e 34”, decisamente provato. Ma felice. 449° su 707
arrivati. Media di 12 km all’ora. Ripresi a corricchiare 5 giorni dopo quella
domenica. Già il 28 ottobre salivo in bici al Campo dei Fiori in 44’. Chiusi
quel 1999, l’anno delle maratone, con Km 1897 di corsa e Km 3.028 di bici. E in
testa avevo già un altro obiettivo.
61-continua
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