Sì,
ancora dolorante per la maratona di Cesano Boscone, pensavo già alla corsa
successiva: 1 gennaio 2000, maratona del Giubileo, Roma (foto)! Ma la pensavo
non con intenti agonistici, perché in verità mi stavo già orientando ad altro.
Era evidente una cosa. Chi porta a termine una maratona non ne fa un’altra solo
per arrivare, vuole migliorare. Ma così facendo la preparazione diventa sempre
più onerosa, con ripercussioni soprattutto sul piano fisico: piedi, articolazioni,
schiena, tendini. Una conseguenza mi era chiara: se desideravo praticare sport
per la salute a lungo, dovevo smetterla con le maratone. Le mie soddisfazioni
me le ero prese. Stop. Però la Maratona del Giubileo avrebbe concluso la
vicenda, come la ciliegina sulla torta: non mi interessava il tempo, mi
interessava esserci. Così mi diedi da fare e riuscii ad ottenere dal
settimanale Luce, il mio giornale, di partecipare come inviato, tutto spesato:
avrei fatto la cronaca scritta della mia avventura e del clima romano di quell’evento.
Ma misi una condizione: non sarei partito, senza la presenza della mia
famiglia. Non mi piaceva vivere il passaggio di millennio da solo, a Roma. Carla
si rifiutò tassativamente, quindi stracciai il biglietto e rimasi a casa,
seguendola alla tele. E’ un piccolo rimpianto, ma alla fine è andata bene così.
62-continua
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