Iniziai
il 1999 fiducioso di poter realizzare il sogno della mia prima maratona. Il
ginocchio destro non faceva male, limitai comunque i km di corsa, salendo al
Campo dei Fiori in bici anche nel gelo di gennaio. Ma un paio di lunghi
bisognava farli. Come sanno gli esperti di queste cose, una maratona non si improvvisa,
e soprattutto almeno un paio di volte bisogna provare un lungo, cioè 30 km:
resta sempre l’incognita degli ultimi 12 km, ma questo è il bello. Partendo da
Sant’Ambrogio, non avevo un percorso di 30 km in piano, mentre in genere le
maratone si corrono sul piano. Dovevo per forza alternare salita, discesa e
pianura. Scelsi un percorso almeno bello paesaggisticamente, e con poche auto:
S.Ambrogio, Rasa, Brinzio, discesa sino al bivio per Bedero, in piano sino a
Ganna, svolta a destra sino alla cappella di San Gemolo (foto), e questi erano
15 km: poi il ritorno dalla stessa strada. Provai i lunghi l’11 e il 18
febbraio 1999, il mercoledì mattina, mio giorno libero. Partii con grosse
cuffie sulle orecchie e il walkman: 2 ore, 37 primi e 23 secondi la prima
volta, 2 ore, 35 primi e 34 secondi la seconda volta. L’esperienza fu positiva.
Riuscivo a tenere il ritmo che mi ero imposto. Quando si corre la prima
maratona, due solo gli obiettivi: anzitutto portarla a termine, e poi cercare
di raggiungere un tempo prestabilito, nel mio caso sotto le 4 ore. Le premesse
erano buone.
58 - continua
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