Naturalmente,
fra la fine del 1986 e la primavera del 1988, quando il mio primo libro è
diventato un concreto oggetto di carta e cartoncino, non sono certo stato con
le mani in mano. Motivato e gratificato dalla ‘promozione a scrittore’ (!!!???)
ho scritto molte poesie e soprattutto sono partito con un romanzo. Senza gavetta,
senza iniziare dai racconti...via, subito un romanzo che, date le premesse, non
avrebbe potuto non essere autobiografico. Nel frattempo leggevo, non tantissimo
ma come mai nella mia vita, soprattutto saggi sul tema della sofferenza, del
dolore, della presenza del Male, di un Dio misterioso. Cominciava per me il
tempo del dubbio. Ho voluto approfondire il tema del diavolo, e mi sono avvicinato
alla narrativa di matrice cristiana o comunque attenta alle mie tematiche: Hermann
Hesse, Francois Mauriac, Georges Bernanos. Nel frattempo continuava il mio
cammino all’interno della comunità Shalom, un gruppo ecclesiale composto ormai
da famiglie, senza un sacerdote stabile, che era alla ricerca di una modalità
nuova, originale di Chiesa laicale. E il romanzo che andavo scrivendo di questo
parlava, ma anche dei miei dubbi di fede, dello scandalo della sofferenza e
della morte. Mi alzavo molto presto al mattino, scrivevo a mano, poi battevo a
macchina, prima con la vecchia Antares e poi con una Olivetti Lettera 35,
acquistata più o meno in quel periodo.
13-continua
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