Maroni nel 1994
Dopo
essermi soffermato a lungo sulla mia raccolta di racconti ‘L’ultimo nemico’,
ampio spazio darò anche all’altro libro uscito nel 1994, che mi ha permesso di
trovare l’editore per la narrativa: ‘Maroni l’arciere’. Devo partire da
lontano, e cioè dalla mia decisione di seguire la politica come giornalista.
1992,
tangentopoli varesina, voglia di nuovo anche in casa DC, che aveva visto l’azzeramento
dei vertici. Vennero a cercare, in ambito cattolico, giovani disposti a
scendere in campo, a sporcarsi le mani per rinnovare la classe politica in un
lavacro di idealità. Il mio caro amico Paolo Mannucci, generoso come al solito,
partì all’avventura, io invece scelsi di 'entrare' in politica, sì, ma come
giornalista, come cronista di palazzo, anche perché proprio allora Luce aveva
perso (causa promozione), Paolo Costa, che seguiva il Consiglio comunale. Ebbe
così inizio, alla fine del 1992, quella che a oltre vent’anni di distanza
giudico una bella esperienza, costruttiva, educativa, informativa, per certi
versi anche entusiasmante, soprattutto nei primi anni. Varese divenne, nel
gennaio 1993, il centro della politica nazionale, con l’elezione del primo
sindaco leghista di un capoluogo di provincia, Raimondo Fassa, intellettuale
che niente aveva del leghista classico. Ricordo ancora quel primo consiglio
comunale, televisioni anche dall’estero, io che scattavo foto (Luce non poteva
permettersi un fotografo) e intervistavo. Pietro Macchione (poi editore, saremmo
diventati amici), allora consigliere comunale del PDS, notò quel mio entusiasmo
di giovane cronista e si complimentò. Fra i personaggi politici che si
muovevano in Salone Estesne c’era anche Roberto Ernesto Maroni detto Bobo, già alla
Camera dei Deputati, leghista della prima ora che stava oscurando l’immagine di
Bossi, con il suo fare più moderato e l’eloquio più presentabile. In Consiglio
comunale venne eletto assessore, era lui che dirigeva la baracca, che insegnava
il mestiere al novello borgomastro. Lui il leader in quel momento, e non solo a
livello locale. Lo seguii per oltre un anno, lo vidi lavorare; nel febbraio del
1994, quando vennero messe in calendario le elezioni politiche, scese in campo
Silvio Berlusconi, la Lega si alleò col Cavaliere e si prevedeva un suo
successo, vidi in Maroni un personaggio varesino che avrebbe potuto fare
carriera. Così pensai di scrivere un instant-book su di lui. Ragioni nobili e
meno nobili alimentarono quella scelta, che Maroni approvò: fra le tante, anche
la possibilità di mettermi in luce come giornalista e scrittore, conoscere
gente che mi avrebbe aiutato, mettermi alla prova, rischiare un po’, arte che
non è fra le mie preferite.
31-continua
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