giovedì 18 febbraio 2016

La mia scrittura - 31

                                                      Maroni nel 1994


Dopo essermi soffermato a lungo sulla mia raccolta di racconti ‘L’ultimo nemico’, ampio spazio darò anche all’altro libro uscito nel 1994, che mi ha permesso di trovare l’editore per la narrativa: ‘Maroni l’arciere’. Devo partire da lontano, e cioè dalla mia decisione di seguire la politica come giornalista.
1992, tangentopoli varesina, voglia di nuovo anche in casa DC, che aveva visto l’azzeramento dei vertici. Vennero a cercare, in ambito cattolico, giovani disposti a scendere in campo, a sporcarsi le mani per rinnovare la classe politica in un lavacro di idealità. Il mio caro amico Paolo Mannucci, generoso come al solito, partì all’avventura, io invece scelsi di 'entrare' in politica, sì, ma come giornalista, come cronista di palazzo, anche perché proprio allora Luce aveva perso (causa promozione), Paolo Costa, che seguiva il Consiglio comunale. Ebbe così inizio, alla fine del 1992, quella che a oltre vent’anni di distanza giudico una bella esperienza, costruttiva, educativa, informativa, per certi versi anche entusiasmante, soprattutto nei primi anni. Varese divenne, nel gennaio 1993, il centro della politica nazionale, con l’elezione del primo sindaco leghista di un capoluogo di provincia, Raimondo Fassa, intellettuale che niente aveva del leghista classico. Ricordo ancora quel primo consiglio comunale, televisioni anche dall’estero, io che scattavo foto (Luce non poteva permettersi un fotografo) e intervistavo. Pietro Macchione (poi editore, saremmo diventati amici), allora consigliere comunale del PDS, notò quel mio entusiasmo di giovane cronista e si complimentò. Fra i personaggi politici che si muovevano in Salone Estesne c’era anche Roberto Ernesto Maroni detto Bobo, già alla Camera dei Deputati, leghista della prima ora che stava oscurando l’immagine di Bossi, con il suo fare più moderato e l’eloquio più presentabile. In Consiglio comunale venne eletto assessore, era lui che dirigeva la baracca, che insegnava il mestiere al novello borgomastro. Lui il leader in quel momento, e non solo a livello locale. Lo seguii per oltre un anno, lo vidi lavorare; nel febbraio del 1994, quando vennero messe in calendario le elezioni politiche, scese in campo Silvio Berlusconi, la Lega si alleò col Cavaliere e si prevedeva un suo successo, vidi in Maroni un personaggio varesino che avrebbe potuto fare carriera. Così pensai di scrivere un instant-book su di lui. Ragioni nobili e meno nobili alimentarono quella scelta, che Maroni approvò: fra le tante, anche la possibilità di mettermi in luce come giornalista e scrittore, conoscere gente che mi avrebbe aiutato, mettermi alla prova, rischiare un po’, arte che non è fra le mie preferite.   


31-continua

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