Il
1995, che era iniziato con la vittoria al concorso Poeta Bosino, terminava con
una medaglia di bronzo, che mi rincuorò non poco, appianando altre delusioni.
Ho sempre pensato che partecipare a concorsi, premi letterari ha certamente il
rischio della delusione (molto probabile, almeno in base alla mia esperienza),
ma in caso di successo regala carica. Avevo saputo della prima edizione di un
premio letterario nazionale per racconti, nato per festeggiare i 40 anni di
fondazione della Fameja Alpina di Treviso: ‘Parole attorno al fuoco’. Si
trattava di scrivere un racconto, seguendo la traccia: Storie di Alpini in
guerra e pace. Andavo a nozze, essendo un alpino. Scrissi il racconto ‘A
Flavia’. Arrivò il telegramma: terzo classificato. Mi pagavano viaggio e
albergo, due giorni (5-6 gennaio 1996) ad Arcade, in provincia di Treviso, per
ritirare il premio (denaro e coppa di cristallo) ed assistere al panevìn, così
si chiama il falò da quelle parti, come il nostro falò alla Motta, per Sant’Antonio.
Ricordo emozione, gioia e un gran freddo: nevicava. Il fuoco del panevìn sulla
faccia, la neve sul cappello d’alpino, strette di mano, e un incoraggiamento
implicito per la mia narrativa: non dovevo mollare. Ricordo, per dovere di
cronaca, che ho partecipato un altro paio di volte (una senz’altro) al premio,
senza ripetere il podio. Poi hanno messo una tassa di partecipazione; sono
contrario alla tassa per partecipare a questi concorsi, quindi non inviai più
nulla. Il Premio si rinnova ancora, ed è considerato un premio nazionale di
ottimo livello.
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