Ma
quel 1989 è stato anno da ricordare, per me, non solo per il romanzo ‘La Comune
di Barbara’. E’ anche l’anno che segna il mio esordio nel mondo del
giornalismo. In fondo lo devo al mio amico Gigi Alberti, attento osservatore
del suo amico Carlo. Aveva ovviamente intuito che mi piaceva scrivere e che
stavo cercando di ‘sfondare’. Un giorno di fine estate mi disse: “Ma perché non
chiedi a don Gilberto di collaborare con il Luce?” In effetti non ci avevo mai
pensato, mai andato al di là del periodico Il Bivacco. Così, una piovosa
giornata di settembre, passando dalla Brunella presi coraggio e suonai al
settimanale cattolico del territorio varesino. Il direttore don Gilberto Donnini
mi pare non ci fosse, oppure era in ufficio e mi disse che si poteva fare e che
dovevo parlare con Fulvio Monti, il caporedattore. Allora Luce era composto,
sul fronte giornalistico, esclusivamente da ‘volontari’, pubblicisti con un
minimo di retribuzione, nessun professionista. Monti (diventammo presto amici)
mi diede coraggio e mi disse che, alla bisogna, mi avrebbero chiamato. E mi
chiamarono quasi subito, per la cronaca di un incontro del Movimento per la
Vita di Varese. Così, il 24 settembre 1989, andò in pagina il mio primo pezzo,
con tanto di richiamo in prima (vedi foto). Fu davvero una gavetta
entusiasmante, partivo da zero, mi diedero subito spazio e responsabilità, poco
dopo feci una lunga intervista al mio collega prof. Gianni Bellorini che,
prossimo alla pensione, regalava tempo e voglia di vivere agli ex
tossicodipendenti del Centro Gulliver di don Michele Barban (foto). Feci presto
amicizia con i collaboratori di allora: Riccardo Prando (che proprio in quel
periodo aveva iniziato anche la sua collaborazione con La Prealpina), Luisa
Oprandi, Paolo Costa, Attilio Farfaletti, il mitico Viganò, Roberto Fassi,
Gianpaolo Mentasti, presto sarebbe arrivato Stefano Affolti, e poi il decano
dei giornalisti varesini Pierfausto Vedani.
18-continua
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