venerdì 26 febbraio 2016

la mia scrittura - 41




Nel 1995, vista la non disponibilità delle case editrici di grossa taglia, cercai –per la mia Luzine- un piccolo editore locale. Avrei anche potuto battere la porta a qualche editore medio-piccolo, ma preferii restare a Varese, e mi ricordai dell’editore Rino Nicolini. Ero stato per la mia raccolta di poesie, da lui gentilmente rifiutata. Ma le cose per me erano cambiate. Avevo pubblicato un libro sui parroci di Velate, edito da Nicolini. Ci eravamo conosciuti, sapeva che ero un giornalista e che avevo scritto altre recensioni su libri editi dalla sua casa editrice. L’accoglienza fu quindi diversa, mi ascoltò con interesse e sposò la mia causa. Sapendo per esperienza che era un editore che tirava per le lunghe, che arrivava sempre all’ultimo momento, inventai una data di presentazione anticipata, e feci bene, perché il libro tardava a concretizzarsi. Curai anche la copertina. Nel frattempo ero diventato amico del fotografo Giorgio Lotti, uno fra i maggiori fotografi italiani, nella squadra di Epoca. Si era trasferito a Varese, ci eravamo conosciuti l’anno prima, erano sue molte foto del libro ‘Maroni l’arciere’ (pagate non poco dai Redaelli di Lativa). A Giorgio chiesi una sua foto, mi regalò una bella immagine dell’arrivo di una nave albanese al Porto di Brindisi. Non so perché l’editore scelse una carta patinata e non uso mano. Il libro uscì giusto in tempo per la presentazione alla Palazzina della Cultura, il 14 dicembre 1995. Quella sera nevicava. Nonostante il meteo sfavorevole, la gente non mancò. Con me il giornalista Gianni Spartà, l’editore Rino Nicolini e Natale Gorini, che lesse l’intervento di Annalina Molteni (assente per malattia). Il Comune di Varese mi aiutò dandomi la sala e la stampa degli inviti. Anche per dimostrare all’editore che mi davo da fare per la promozione del libro (ma soprattutto perché a quel libro credevo) organizzai nel 1996 altre presentazioni: il 22 marzo alla mia scuola, la Vidoletti, con l’intervento dell’amico giornalista Riccardo Prando. Conobbi allora Augusto Ossola, che aveva fatto la guerra in Albania e, letto il libro, si complimentò perché aveva ritrovano nelle mie pagine quei luoghi e quel clima. Il 10 maggio andai nella mia ex parrocchia, Biumo Inferiore, coinvolgendo la professoressa Carla Rossi e Antonio Colombo. Avrei dovuto fermarmi lì, tre presentazioni a Varese erano già tante. Ma, galvanizzato, esagerai. Confidando nel fatto che quei circoli culturali avessero già un loro pubblico, e non i miei soliti amici, organizzai un’altra presentazione alla Piccola Fenice di Silvio Raffo, e alla Castellanza di Bosto. Dal poeta e scrittore Raffo vennero in tre, e alla Castellanza nessuno. Un buco clamoroso, che mi demoralizzò non poco. L’inesperienza aveva giocato un brutto scherzo alla mia autostima.

41-continua



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