martedì 9 febbraio 2016

La mia scrittura - 19


L’esperienza come giornalista al Luce, andata avanti sino alla sua chiusura, è durata una quindicina d’anni ed è stata molto arricchente. Ho notato subito una cosa: un giornalista, anche se scrive su un giornale locale, è considerato dall’opinione pubblica molto più che un prof, tanto più se di ginnastica. Questo naturalmente mi gratificava ma sta a significare quanto i giudizi a volte siano davvero sproporzionati, poco aderenti alla realtà. Un insegnante può incidere in modo profondo sulla crescita di una persona, è vero che anche un giornalista può scrivere stupidaggini e può falsare la realtà, danneggiando gli altri, ma il giornalista pizzica le corde della vanità, e tutti noi sappiamo quanto siamo fragili a riguardo. Apparire sui giornali (ripeto, anche su Luce), per qualche buona ragione, fa sempre molto piacere alla gente. Ciò premesso, dirò che Luce mi ha permesso di imparare un nuovo mestiere, di conoscere il mondo della città e soprattutto della politica (a me sconosciuta) da vicino. Seguire per oltre dieci anni il Consiglio comunale di Varese è stata un’esperienza forte, anche se faticosa. Avevo a disposizione quasi una pagine (vedi foto), a parte il taglio alto della ‘Cara Varese’ dell’amico Pierfausto Vedani. La scrittura giornalistica ha certo avuto influenza sul mio stile letterario, allenandomi ad una narrativa di taglio –appunto- giornalistico, periodi brevi, necessità di sintesi. In un certo senso il mio amore per il racconto breve penso sia frutto anche del mio ‘secondo lavoro’ di giornalista. Dopo qualche anno ho guadagnato la tessera verde dell’Albo dei Giornalisti pubblicisti.       

19-continua

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