L’esperienza
come giornalista al Luce, andata avanti sino alla sua chiusura, è durata una quindicina
d’anni ed è stata molto arricchente. Ho notato subito una cosa: un giornalista,
anche se scrive su un giornale locale, è considerato dall’opinione pubblica
molto più che un prof, tanto più se di ginnastica. Questo naturalmente mi
gratificava ma sta a significare quanto i giudizi a volte siano davvero
sproporzionati, poco aderenti alla realtà. Un insegnante può incidere in modo
profondo sulla crescita di una persona, è vero che anche un giornalista può scrivere
stupidaggini e può falsare la realtà, danneggiando gli altri, ma il giornalista
pizzica le corde della vanità, e tutti noi sappiamo quanto siamo fragili a riguardo.
Apparire sui giornali (ripeto, anche su Luce), per qualche buona ragione, fa
sempre molto piacere alla gente. Ciò premesso, dirò che Luce mi ha permesso di
imparare un nuovo mestiere, di conoscere il mondo della città e soprattutto
della politica (a me sconosciuta) da vicino. Seguire per oltre dieci anni il
Consiglio comunale di Varese è stata un’esperienza forte, anche se faticosa.
Avevo a disposizione quasi una pagine (vedi foto), a parte il taglio alto della
‘Cara Varese’ dell’amico Pierfausto Vedani. La scrittura giornalistica ha certo
avuto influenza sul mio stile letterario, allenandomi ad una narrativa di
taglio –appunto- giornalistico, periodi brevi, necessità di sintesi. In un
certo senso il mio amore per il racconto breve penso sia frutto anche del mio ‘secondo
lavoro’ di giornalista. Dopo qualche anno ho guadagnato la tessera verde dell’Albo
dei Giornalisti pubblicisti.
19-continua
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