domenica 28 febbraio 2016

La mia scrittura - 45




Certamente galvanizzato dal premio trevigiano, davo inizio al nuovo anno con qualche ambizione. Da tempo pensavo che mi sarebbe piaciuto collaborare con lo storico quotidiano varesino, ‘La Prealpina’,  seguendo il buon esempio dell’amico Riccardo Prando, che lavorava sia al ‘Luce’ che, da alcuni anni ormai, alla ‘Buciarda’, come i leghisti definivano il quotidiano di via Tamagno. Così, in quell’inizio di 1996, come avevo fatto per il ‘Luce’ sette anni prima, senza nessuna raccomandazione se non il mio nome, che cominciava a circolare un po’ almeno a Varese, bussai alla porta della Prealpina. Non ricordo chi fosse il direttore allora, ma non andai da lui. In alto alle scale, sulla sinistra, c’erano due uffici. Nel primo lavorava Max Lodi, nel secondo Fausto Bonoldi. Si girava a destra e c’era la redazione; le pagine di Varese città erano curate da Gianni Spartà. Mi fermai alla prima porta, dove venni accolto da un silenzioso e accigliato Max Lodi. Il figlio dello storico direttore della Prealpina, Mario Lodi, che mi conosceva di nome e anche perché, per il tramite di Sul Sagrato, ero in confidenza con suo padre (santambrogino doc come il mio), non mi accolse certo a  braccia aperte. Non era nel suo stile. Né mi incoraggiò nella mia decisione. Mi ascoltò e disse che si sarebbe fatto sentire, nel caso. E in effetti mi richiamò, se non erro avrei dovuto scrivere una recensione su un libro di narrativa, per la pagina culturale della domenica. Incoraggiato da quella proposta, lessi il libro, stesi la recensione e azzardai io una proposta di pezzo, un’intervista al poeta belfortese Arnaldo Bianchi. Ci eravamo conosciuto come giurati, proprio quell’anno, del Premio di poesia Eraldo Benvenuti, mi piacevano le sue poesie. Lodi acconsentì e così, una ventosa e gelida serata di fine inverno, bussai alla porta del poeta Bianchi, lo intervistai, feci anche le foto e scrissi quello che considero il mio primo pezzo sul quotidiano varesino, uscito giovedì 28 marzo 1996. Pezzo, che ovviamente, ancora conservo nel libro di Arnaldo, la raccolta poetica ‘Paesaggi inattesi’. Senza voler sminuire ‘Luce’, uscire su ‘La Prealpina’ era una promozione, un passaggio, un ‘successo’. Sebbene semplice collaboratore (pagato una miseria, va scritto) ero orgoglioso.


 45-continua

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