Il
programma era chiaro: avrei vissuto i miei primi triathlon con nuoto a giugno,
all’inizio un triathlon sprint a Lecco, alla fine di giugno il prestigioso
Triathlon olimpico di Bardolino, sul lago di Garda. Col nuoto mi preparai in piscina, nuotavo i
1500 metri sempre più veloce, raggiungendo anche i 38’ (per me un tempo super),
in bici andavo soprattutto in mtb sulla rizzada delle Cappelle o al Campo dei
Fiori. E arrivò domenica 3 giugno 2001, data dal mio primo triathlon sprint, cioè la
metà di un ‘olimpico’: 750 metri di nuoto, 20 km di bici e 5 km di corsa.
Partii da Varese verso Lecco da solo, il cielo era coperto, verso mezzogiorno si
scatenò un violento temporale proprio mentre eravamo pronti per tuffarci nel
lago di Como, versante di Renzo e Lucia. Il Lario, già un po’ mosso, si infuriò
agitato dal vento, cominciai a tremare, soprattutto di paura. ‘Certamente lo
rinvieranno’ pensai, ma così non fu. Verso le 12.50 il temporale stava cessando
ma ancora pioveva, il vento fischiava e il lago era assai agitato. Venne dato
il via. Ero in piedi sul molo, indeciso sul da farsi: non era forse da pazzi buttarsi
in acqua? Con tuoni e fulmini ancora in corso? Ma nessuno si faceva scrupoli e
tutti i concorrenti si tuffavano. Sarei stati io il solo reticente? Guidato dal
coraggio degli altri, mi tuffai. Nonostante la muta, l’acqua mi parve gelida,
cominciai a tremare e cercai di mettermi quieto, iniziando il nuoto a stile
libero. Per solito dopo qualche minuto prendevo il ritmo, la respirazione si
allineava col movimento delle braccia e non avevo più problemi. In quel caso
ciò non mi riuscì, e entrai in panico. Mi girai e cominciai a nuotare a dorso,
poi un po’ a stile ma non riuscivo, mi fermai, ripartii a dorso. La vista delle barche di salvataggio
mi rincuorò ma non ero affatto tranquillo e avevo freddo. Raggiunsi comunque la
prima boa e svoltai a sinistra. Iniziava un lungo tratto dritto, sino alla
seconda boa, che non vedevo. Nuotavo a fatica, ero agitato. Ad un certo punto vidi
alla mia sinistra la fila dei nuotatori che, dopo aver passato anche la seconda
boa, stavano dirigendosi verso il traguardo della frazione a nuoto. Noi
passavano vicinissimi a loro e non lontani dalla riva. Più o meno cosciente,
girai verso di loro e raggiunsi gli scogli. Uscii dall’acqua e presi fiato. A
quel punto avrei dovuto ritirarmi, ma la zona della partenza-arrivo era
lontana. Pensai: ‘Ora mi accodo a questi che stanno rientrando, mi squalificheranno,
pazienza..’ Così mi unii ai concorrenti che avevano passato la boa. Giunsi al
traguardo pensando che mi avrebbero fermato, per gara irregolare. Ma così non
avvenne, tutti che dicevano: “Avanti, via, prendere le bici..” e così feci anch’io.
Salii in bici, aveva smesso di piovere e stava uscendo il sole. Sapendo che mi
avrebbero squalificato all’arrivo, pensai di godermi comunque la gara, di
portarla a termine. In bici andai non male, poi i 5 km a piedi furono molto gradevoli.
Finii in 1 ora, 23’59”, naturalmente un cronometraggio falsato, data l’irregolarità
della frazione a nuoto. Nessuno mi squalificò, venni comunque classificato.
Scattai una foto all’arrivo, dalla quale si nota il lago ancora mosso. Il
ghiaccio era rotto. Un finale non proprio decoroso: mi sarei rifatto a Bardolino!
69-continua
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